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domenica 27 marzo 2022

Theomachia - The Theosophist

#PER CHI AMA: Esoteric Black, Batushka
Dalla capitale ecco arrivare il debut album dei Theomachia, misterioso duo italico dedito ad un black esoterico alquanto intrigante. Apre infatti le porte di questo 'The Theosophist' una voce salmodiante sorretta da una vertiginosa forma di black metal che mi prende sin dal principio. Complice le buone melodie, una certa aggressività di fondo che non trascende mai oltre al dovuto, un dualismo vocale tra screaming e ritalistico, una durata contenuta che non fa stancare e "Gnothi Seauton" mi conquista subito. La successiva "The Suicide of the Demiurge", sebbene un breve attacco parossistico nel suo incipit, prosegue dopo pochi istanti, su di una ritmica controllata che divampa come fuoco sulla benzina solamente nel finale. Il breve EP si chiude con la litanica title track che vede il cerimonialistico vocalist posizionarsi su di un riffing inizialmente cauto pronto a scatenarsi in pochi secondi su di un rifferama dal sapore post-black. Un inprovviso break centrale porta i nostri a modificare l'impronta vocale che comunque continuerà ad alternarsi da qui al finale nelle sue due forme, mentre musicalmente la band avrà modo di palesare influenze che andranno ben oltre al black, abbracciando infatti darkwave e sonorità orrorifiche. Promettenti questi Theomachia, da saggiare ora sulla lunga distanza. (Francesco Scarci)

(Xenoglossy Productions/Onism Productions - 2022)
Voto: 70

giovedì 29 giugno 2017

Framheim - Demo 2017

#PER CHI AMA: Black Old School, Burzum
Interessante sapere che il moniker della band di quest'oggi sia anche il nome della base antartica posta dall'esploratore Roald Amundsen sulla Barriera di Ross nel 1911, come punto di partenza per la conquista dell'Antartide. È forse un interesse storico al limite del morboso quindi a portare i nostri a definire il proprio sound quale "Polar Black Metal". Sicuramente, l'approccio musicale proposto dai Framheim è glaciale, testimoniato non solo a livello lirico ma anche da quel vento sferzante che apre "Lu Fredd", opening track in grado di palesare fin da subito le influenze ancestrali della band italica, che ci riconducono direttamente ai primordi del black, quello che vedeva nelle cavalcate soniche di Burzum un prototipo da seguire, con quei contrasti fra un rozzo e minimalista riffing e quelle parti più atmosferiche guidate da un uso massiccio di sintetizzatori, in grado di rendere la proposta in un qualche modo affascinante. I Framheim seguono quel filone, forti di una registrazione casalinga che sprigiona un mood atavico che farà certamente la gioia di coloro che rimpiangono gli anni '90. Heliogabalus e F. imbastiscono la loro architettura sonora in ugual modo anche in "San Giuseppe Due" (il motoveliero italiano della storica spedizione in Antartide), poggiando su delle chitarre in tremolo picking accompagnate da una furente batteria e con le screaming vocals in sottofondo che fanno percepire appena la loro presenza. Riascoltando l'EP, non ho potuto che apprezzare inoltre il tentativo dei nostri di proporre una forma più primitiva del black metal moderno espresso dai Progenie Terrestre Pura, attraverso il loro sound desolante e al contempo atmosferico. Chiaro, con sole due tracce non è cosi semplice fornire un giudizio strutturato, ma per lo meno è sufficiente per farsi un'idea iniziale di quello che sono e forse diverranno i Framheim. (Francesco Scarci)

(Xenoglossy Productions - 2017)
Voto: 65

https://framheimblackmetal.bandcamp.com/releases