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sabato 11 dicembre 2010

Vidres a La Sang - Som


Fanno ritorno sulla scena metal dopo quasi tre anni, i blacksters spagnoli Vidres a La Sang con quello che è il loro terzo lavoro, forse quello della consacrazione chissà, ma di sicuro è l’album che chiude la trilogia iniziata nel 2004 con l’album omonimo e proseguita poi con “Endins” fino a quest’ultimo “Som”. La cosa che balza subito all’occhio del quartetto iberico, sfogliando il libretto del cd, è quello di cantare in catalano, questo forse per ribadire la coscienza e la fierezza delle proprie origini, quindi mi fa specie trovare nel booklet interno, le liriche tradotte prima in castigliano e poi in inglese. Musicalmente parlando, la band prosegue quanto iniziato con i precedenti lavori, continuando quindi nella proposizione di un mix brutale di black death oldschool, contaminato tuttavia da suoni moderni ed epiche atmosfere. Pur non mostrando alcunché di innovativo, il combo si muove con diligenza ed in estrema libertà, all’interno delle strutture tipiche del genere, palesando una certa agiatezza, che solo le band di una certa esperienza possono avere. Ad aprire il disco ci pensa la title track, song pregna di orgoglio e speranza a livello di testi, song brutale, che tuttavia nel suo incedere, manifesta divagazioni doomeggianti assai apprezzabili, e che raggiunge il suo culmine nel melodico assolo conclusivo. La successiva “Policromia” (ispirata ad una novella di Hermann Hesse) prosegue sulla stessa scia dell’opener track, con velocità mai troppo sostenute, mostrando una certa predilezione per mid tempos ragionati, dove ad emergere è la qualità tecnica espressa dai singoli dell’ensemble spagnolo. Ciò che apprezzo maggiormente è la tipologia degli assoli di derivazione assolutamente classica, cosi come pure la tecnica sopraffina del nuovo batterista Carles Olivè, che ha sostituito il defezionario Alfred Berengena. La terza e lunghissima “Esclause de la Modernitat” (con i suoi dieci minuti e passa) è una song assai complessa nella sua architettura, con diversi cambi di tempo, feroci accelerazioni e la voce, talvolta monocorde di Eloi, a trasportare in musica la poesia dello scomparso poeta Miquel Martí. Il cd procede su questi binari per tutta la sua durata (oltre i 50 minuti), arrivando ahimè, un po’ stancamente al termine del sesto pezzo. Forse la band avrebbe dovuto osare maggiormente e sperimentare qualcosa che le permettesse di staccarsi definitivamente dalla massa delle death black metal bands; siamo sulla strada giusta e una song molto come “Al’Ombra” dimostra i progressi che i nostri potranno compiere nel prossimo disco, se sceglieranno di intraprendere un sound più atmosferico e ben orchestrato. Per chi ha apprezzato sin qui il loro cammino, il consiglio è quello di far vostra anche questa release e abbandonarsi nel disperato mondo dei Vidres a la Sang… (Francesco Scarci) 

(Xtreem Music)
Voto: 65