Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Towner Records. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Towner Records. Mostra tutti i post

lunedì 19 settembre 2016

417.3 - 34

#PER CHI AMA: Post Rock Sperimentale, Mono
Rostov sul Don è la più grande città della Russia meridionale che apre le Porte del Caucaso al territorio sovietico, nonché patria storica dei cosacchi e per il sottoscritto, da oggi, anche la città che ha dato i natali a questi 417.3. Non so esattamente a cosa si riferisca questo numero, una ricerca su internet mi ha condotto a qualche protocollo HACCP, che non credo faccia esattamente riferimento al moniker della band; ho pensato anche di interpretare questa misteriosa cifra come una data, 3 luglio 1941, un giorno in cui Joseph Stalin fece un discorso radiofonico all'Unione Sovietica per invitare il popolo a sollevarsi contro l'invasore o ancora potrebbe riferirsi al giorno della battaglia di Białystok–Minsk, dove i tedeschi ebbero la meglio sulle truppe sovietiche, 417.3 rimane per me un mistero. Il quintetto russo nasce nel 2005 e in dieci anni hanno prodotto un paio di album, di cui questo '34' è l'ultimo da poco uscito. Le influenze dell'ensemble pescano a piene mani nel post rock di gente quali Explosion in the Sky o Mono, ma nelle corde dei cinque ragazzi scorrono anche fiumi di math e prog rock. Quel che conta però è che i cinque brani (i cui titoli fanno riferimento ad altri codici per una numerologia a me sconosciuta) mi convincono pienamente per la loro maturità di fondo e la consapevolezza di saper catturare l'attenzione di un ascoltatore esigente come il sottoscritto, che fatica in assenza di un vocalist. Servono pertanto un crescendo di suoni, splendide melodie ed atmosfere vellutate nei dieci minuti di "15", la traccia d'apertura, per scaldare gli animi di quei diffidenti. Quello che più mi colpisce della proposta strumentale del quintetto, è l'utilizzo che fanno delle percussioni, vero punto catalizzatore del flusso musicale dei 417.3. Queste deliziano il mio palato con sommo piacere, accompagnandosi a tocchi forse un po' ruffiani ma azzeccatissimi, delle 6-corde e a quel senso di malinconia che è diffuso un po' in tutto il disco, un'emozione che fa chiudere gli occhi e ondeggiare il capo sulle note dei nostri. Ed è solo la prima song, quasi dieci minuti di fulgide emozioni. "92" parte ancora una volta piano, delicata come una dolce carezza sul viso, capace di accelerare solo in un paio di frangenti. È poi il momento di "581", una song più stralunata, che vede il supporto degli Henry Teil, una band locale sperimentale, formata peraltro da membri dei 417.3 stessi e dai Retina, combo dedito ad un sound elettronico downtempo e che fa dell'improvvisazione il suo credo. Questo si riflette inevitabilmente nell'incedere ambient/noise della traccia, a cui aggiungerei anche industrial e IDM, che arricchiscono ulteriormente la proposta della band di Rostov che sul finale, trova il modo di restituire l'originale verve rock ad una traccia che aveva intrapreso strane derive sperimentali. Con "501" (che faccia riferimento ai Levis?), i nostri tornano apparentemente sulla "retta" via, con un sound inizialmente post rock, sfruttando il canonico uso di ripetizioni di versi di note e consueti improvvisi cambi di tempo, anche se la vena noisy/minimal/ambient sembra diventare preponderante per gran parte degli oltre dieci minuti del pezzo. Il disco si chiude con "52", che cita ulteriori influenze kraut rock per l'act russo, in un flusso dinamico che portano alla creazione di trame e desolati paesaggi sonori che si fondono con il resto della strumentazione. I nostri ci metteranno anche del tempo a produrre i loro album, c'è da dire che il risultato finale è davvero meritevole. (Francesco Scarci)

(Towner Records/Unlock Yourself Records - 2016)
Voto: 80

https://4173.bandcamp.com/

domenica 28 febbraio 2016

Sequoian Aequison - Qual der Einsamkeit

#PER CHI AMA: Post Rock/Drone/Ambient
Quando arriva materiale dall'etichetta Slow Burn la giornata prende subito una buona piega, vista la qualità dei lavori da loro prodotti. In realtà stavolta c'è una collaborazione con Tokyo Jupiter Records (supporto cd) e Towner Records (cassetta), quindi le aspettative crescono a dismisura. I Sequoian Aequison (SA) nascono nel 2012 nella bellissima e ricca città di San Pietroburgo e nel corso della loro giovane carriera 'Qual der Einsamkeit' si posiziona come secondo e penultimo lavoro (si tratta di un EP di due lunghissimi pezzi), infatti qualche mese fa è uscito anche uno split con i Dry River, mentre il debut album 'Onomatopoeia' è stato recensito sempre dal sottoscritto su queste pagine alla fine del 2014. Il cd che ci è pervenuto è la versione per gli addetti ai lavori, priva di booklet, molto minimalista quindi e per cui non potremmo dare un giudizio sulla versione disponibile per il pubblico. Il genere perseguito dai SA è un post rock intriso di atmosfere ambient e doom, come la prima traccia "Der Sklave Des Nichts" (lo schiavo di niente) mostra con un inizio affidato a un lungo monologo in lingua tedesca. Man mano, il quartetto russo tesse una trama sonora oscura e malinconica, ma allo stesso tempo carica di tensione repressa pronta ad esplodere ad un cenno del capo. Arpeggi liquidi di chitarra e un pattern ritmico ipnotico crescono e calano a rotazione per circa undici minuti che grazie ad un'interpretazione artistica di tutto rispetto, riescono ad ammagliare e coinvolgere l'ascoltatore senza mai annoiarlo. Anzi, basta abbassare un poco le difese mentali e si entra subito nel mood della band, ciondolando lenti come un paziente di psichiatria che ha preso la sua dose giornaliera di farmaci. Nonostante la ritmica doom, sia il batterista che il bassista riescono a intrecciare riff e battute in modo da arricchire la composizione che altrimenti affonderebbe nella totale accidia. "Abendwasser" sembra il secondo atto dell'opera musicale imbastita dalla giovane band e come tale, ricalca suoni (perfettamente curati) e melodie già dettati dai maestri che segnarono la via da seguire. La struttura è la solita: campionamenti di voci e qualche suono elettronico qua è la, anche se in realtà è proprio l'esplosione che arriva quasi alla fine a far rimpiangere uno svolgimento diverso. La visione epica che la band crea in modo immaginario davanti ai nostri occhi, è una sorta di mondo parallelo, fatto di colori e profumi mai percepiti prima. Un mondo nuovo che esiste, ma che ci sfugge troppo presto dalle mani. In sè l'album è eccellente, i SA hanno studiato e messo in pratica alla perfezione tutto quello che già è stato fatto in questo genere, ora il punto da capire è se qualcuno avrà il coraggio e le doti per mischiare le carte in tavola e trovare un'evoluzione stilistica non fine a se stessa. (Michele Montanari)

(Tokyo Jupiter Records/Towner Records - 2015)
Voto: 75

https://sequoian.bandcamp.com/album/qual-der-einsamkeit