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mercoledì 27 giugno 2012

Tacoma Narrows Bridge Disaster - Exegenis

#PER CHI AMA: Post Metal, Isis, Tool, Russian Circle
Della serie piccoli Isis crescono… Eh si perché i Tacoma Narrows Bridge Disaster (che mi limiterò ad abbreviare come TNBD) hanno un’attitudine che si rifà decisamente ai maestri americani del genere, Russian Circle, Tool e appunto i già citati Isis. Sorprendenti, non c’è che dire. Gongolo già per la scoperta di questa nuova band, capace di regalarmi alt(r)e sopraffini emozioni. Decisamente il post metal sta prendendo una piega notevole nella mia vita, mi sta facendo appassionare notevolmente ad un genere che non avevo molto considerato gli scorsi anni, che in realtà mi produce delle vibrazioni a cui non riesco a rimanere indifferente e i TNBD contribuiscono notevolmente a questa mia crescita interiore. La strumentale “Fractal World” apre “Exegenis” e questo mi fa supporre che i nostri abbiano proseguito sulla scia del precedente lavoro, offrendo solo tracce senza una componente vocale. Niente di più sbagliato quando a partire è la seconda, la title track, che mi offre la brillante performance di Dylan Foulcher alle linee vocali, con il suo cantato suadente e pulito (stile vocalist dei Tool) e con le melodie del combo britannico che affondano le proprie fondamenta in un post rock massiccio, che contribuisce ad aumentare lo spessore della proposta dei TNBD. Godo ancora di più, quando anche suoni estremamente alternativi, ancora di matrice “tooliana”, emergono prepotenti dalle note dei nostri, a dimostrare il grande ecclettismo del quintetto d’Albione. Un’altra song strumentale, “Calligraphy”, scuote le mie membra, prima di cedere il passo all’ipnotica “Valis”, altro esempio di quanto sia possibile essere brillanti con un lungo pezzo strumentale, senza scadere necessariamente nella monotonia. Con “Black Iron Prison” ritornano in sella le splendide vocals di Dylan, mentre le chitarre disegnano paesaggi desolati, con la batteria invece che, assai nervosa, detta il tempo con continui cambi di tempo a dir poco imprevedibili e il sound dell’act inglese che sembra insinuarsi in territori tanto cari addirittura agli Archive. Sorprendenti e soprattutto consigliatissimi a chi ama queste sonorità a cavallo tra il post metal, il post rock e i suoni alternativi bassolinei, come sottolineato nella parte iniziale di “Sungazer”, altra perla dei Tacoma, che mi fa gridare definitivamente al miracolo. Atmosfere soffuse, batteria di scuola Isis, fiumi di malinconiche emozioni, intelligentemente confezionate e convogliate verso l’ascoltatore più esigente. Insomma, non so che altro dirvi per esortarvi a far vostro questo cd, che arriva tra l’altro in una elegante confezione digipack. Ottima musica, bravi musicisti, che volete di più di questi tempi… (Francesco Scarci)

(Self)
Voto: 80