Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Shabda. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Shabda. Mostra tutti i post

mercoledì 11 febbraio 2015

Shabda - Tummo

#PER CHI AMA: Drone/Ambient 
In attesa di ascoltare il loro nuovo lavoro schedulato per il 2015, entrate con me in un’alcova in cui si dipanano tensioni sonore diffratte, difficili da riprodurre. Signori, ecco gli Shabda, side project dei T/M/K e il loro ultimo lavoro, 'Tummo'. Inoltriamoci quindi nell'ascolto della prima song, “Kamakhyra”, che semina petali metallici nell'esordio strumentale. Seguiamoli e prepariamoci a venire involti nell'intermittenza di sonorità fatte di acciaio e acuti melodici contorti, lunatici, mescolati a suadenze musicali che presto vengono trafitte da nuovi aculei ruggenti, vendicativi, sino a trasformare il brano in un tripudio dantesco, in cui le bolge dei dannati sarebbero balsamo alle distorsioni che aggrediscono anima e timpani. Il prologo di questo brano rinnega l’epilogo. Di certo questi artisti abbisognano di sublimare rabbia e bipolarità inconsapevoli. Veniamo a “619-626 kz”. Lasciatemi fuggire da questo esordio diabolico, in cui le voci infernali si mescolano ad un sussurrare inquietante e l’attesa fa chiudere porte a chiave, senza poter sfuggire alla falce del destino. Vorrei assecondare il descrivere la musica, ma il terrore vince la cinetica dell’ispirazione ed ancora il respiro vien spinto indietro e l’ossigeno sa di rarefazione. Il brano improvvisamente assume connotazioni di rock metallico e le atmosfere, da lugubri, trasudano post rock strumentale che gocciola di tinnuoli orientali. Niente male l’epilogo che fa risorgere l’anima dalle mere grotte infernali. Le sonorità ripetute divengono graffi incostanti per timpani che abbisognano di un viatico chimico ad una serata uggiosa. La densità strumentale risulta stucchevole ed ostentata. Non mi resta che progredire alla prossima song. Come un naufrago sperduto, tra musiche che confondono pensieri e coscienza, approdo sugli scogli di “Aurora Consurgens”. Impongo il silenzio ai sensi. Assegno al solo udito il compito di portare ai neuroni il percepito. Sento ululare anime indomite in cerca di domatori. Sento un vento che polarizza i pensieri. Le cariche elettriche sguaiate si disperdono tra i neuroni. I virtuosismi elettronici divengono apicali. I suoni distorti, sfidano le melodie. Il vortice delle vibrazioni, fa tremare la carne. Riemergo da questo ascolto. Sopita. Alienata. Ebbra di distorsioni. Senza parole. Vi lascio un consiglio. Ascoltate gli Shabda solo se siete prossimi alla felicità o sul baratro che non contempla il passo indietro. (Silvia Comencini)

(Argonauta Records - 2014)
Voto: 65