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martedì 28 febbraio 2023

Moonspell - Memorial

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Gothic Metal
Ricordo di aver atteso a lungo quel momento, ero preoccupato che una delle mie band preferite di sempre, potesse deludermi e che potessi allontanarmi definitivamente dalla loro musica, ma questo capitolo discografico dei lusitani Moonspell fugò via ogni mio dubbio sulla loro classe. Freschi di contratto con la SPV, dopo anni passati alla Century Media, Fernando Ribeiro e soci sfoderano qui una grande prova, rilasciando 'Memorial' a distanza di tre anni dal discreto 'The Antidote'. Devo ammettere di aver avuto qualche dubbio sulla valenza dei quattro portoghesi dopo le non eccelse ultime uscite; avevo amato 'Sin/Pecado' e i precedenti lavori ma, da lì in poi, avevo creduto in una parabola discendente della band. Fortunatamente il settimo lavoro in studio dell’act portoghese, spazzò via tutte le polemiche che erano ruotate attorno al quartetto e qui sono i fatti a parlare: tredici grandi pezzi (più una bonus track nella limited edition) per più di un’ora di musica, musica di gran classe che non può non richiamare alla mente gli album storici 'Wolfheart' e 'Irreligious' che diedero popolarità e gloria alla band. Un’intro vampiresca apre le danze di 'Memorial', album oscuro e intenso che ci colpisce già dalle prime note per un indurimento del sound dei nostri. "Finisterra" (il singolo apripista) attacca selvaggiamente con una ritmica parossistica di vago rimando ai Rotting Christ. La voce di Fernando ha abbandonato (quasi del tutto) l’attitudine recitativa per dar sfogo alla sua rabbia attraverso il cantato growl. "Memento Mori" non fa che confermare la direzione intrapresa dal quartetto: ritmica pesante, atmosfere goticheggianti ma è la parte centrale del brano ad entusiasmarmi quando Fernando utilizza la sua splendida e calda voce in versione pulita mentre le tastiere giocano un ruolo predominante negli arrangiamenti assai ben orchestrati. Sembra quasi di ascoltare una versione gotica degli ultimi lavori dei Dimmu Borgir, una sorta di symphonic gothic metal. Un breve arpeggio e poi è il momento di "Blood Tells", brano in cui la componente sinfonica si fa sempre più forte, ma è forse con la successiva "Upon the Blood of Men" che si tocca il punto più alto del disco: la violenta ritmica si fonde alla perfezione con le tenebrose tastiere e con la voce di Fernando, vero e indiscusso protagonista dell’album; un bellissimo assolo chiude poi il brano. I Moonspell sembrano qui essere tornati quelli di un tempo e ne ho le prove con "At the Image of Pain" e la successiva "Sanguine", i brani più vicini alle prime produzioni, in cui è sempre un ispirato Ribeiro a farla da padrone e in cui le chitarre si rincorrono in armonici giochi di chiaroscuri. 'Memorial' si confermava un ottimo album, al passo con i tempi. Oscuri, malinconici e potenti, grazie soprattutto alla cristallina produzione di Waldemar Sorychta, ormai quasi quinto membro stabile del clan lusitano, questi sono i Moonspell del 2006. Vi dicevo anche della limited edition, un lussuoso digipack con 10 pagine con serigrafia argentata e la bonus track "Atlantic", da avere nella vostra collezione. Coinvolgenti! (Francesco Scarci)

(SPV Steamhammer - 2006)
Voto: 78

https://www.facebook.com/moonspellband

sabato 2 gennaio 2021

Sodom - Genesis XIX

#FOR FANS OF: Thrash Metal
This is what I remember about Sodom way back in the early days when 'Agent Orange' was released...they were on top of their game. Seems like on this one their energy and riffs are back on top of DOMINATION. Totally kick ass and unrelenting. I don't know why any scores on here are negative about this one because the whole way through is KING. I think that Frank's leads could've been better like the old days, but the rhythms were more than adequate. The music is definitely intricate. These guys are veterans and still putting out high-quality thrash metal. I don't regret buying a physical copy of this LP.

The album features 12 songs and over 50 minutes of great German based thrash metal. This is probably once of the best recorded Sodom releases in years. They've managed to maintain a good career in thrash metal over the years even in Frank's absence. But now that he's recorded this album with the band, it just goes to show how awesome 'Agent Orange' was back in the day. It seems like their rebirth into great thrash metal once again having some of the old line-up in place. The music and vocals are the highlights of the album. Though I thought that Tom's vocals could've been better. They seemed to lack intensity.

The production quality was top notch. The sound of the album was wholly audible with every instrument heard quite well. The thrash metal intensity of the instruments were all there. Tom could've given it more grit, but still I liked what I heard. That's the only reason why I took off some points. But the songwriting was impeccable. Hope this goes on for more albums to come. I'm sure that they had some great ideas that they put on here during this pandemic. A great time to keep the intensity high and creativity up there as well too. As I say, I don't regret making a purchase and buying the CD.

Sodom has been making great thrash metal since the 80's. It's good that they have some of the original members of the band still around kicking ass. Though it sounds like Tom slowed way down. The music is intense as all hell, just his voice is deteriorating. It'd be nice to hear the future of the band. I hope that they keep this lineup for more albums to come. The music is high mighty strong and intense. It was great to know the return of Frank in the band. I think once again that's what made the album as awesome as it is. Him with the band seems to have utmost style and frivolity. Give this a listen to! (Death8699)


(SPV/Steamhammer - 2020)
Score: 82

http://www.sodomized.info/?l=en

giovedì 24 settembre 2020

Biohazard - Means to an End

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Punk Hardcore/Thrash
Allarme, allarme rosso: una sirena annuncia l’inizio di questo album dei Biohazard (il decimo della loro discografia includendo il 'Live in Europe' e la raccolta 'Tales from B-sides'). L'act di Brooklyn è da sempre fautore di un certo hardcore e 'Means to an End' continua quel percorso musicale intrapreso con il precedente 'Kill or Be Killed', dopo il mezzo passo falso di 'Uncivilization'. È innegabile l’importanza di questa band nel panorama hardcore mondiale, alla luce anche degli anni di militanza nell'underground metallico e da quelli già trascorsi dall’omonimo debut che fece furore nel 1990. Questo disco di Evan Seinfeld e soci ci consegna poco più di mezz’ora di musica selvaggia, un mix tra hardcore, thrash e punk. Le song sono veloci, brutali e dirette, prive di quelle contaminazioni nu/rap che avevano influenzato il già citato 'Uncivilization'. I Biohazard ritornano qui ai vecchi fasti di un tempo: brani come “Killing to Be Free” e “Filled with Hate” sono vere e proprie mazzate nello stomaco. Rabbia, odio, violenza e vitalità sono gli aggettivi che si possono tranquillamente attribuire a questo lietissimo comeback della band di New York City. 'Means to an End' è una breve ma intensa cavalcata che riporta alle radici una band granitica nelle sue idee e nella sua proposta musicale. Che goduria sentire Graziadei e Roberts graffiare con i loro killer riff e quegli assoli in pieno Slayer style. Gli echi di 'Urban Discipline' (secondo album della band) sono forti e captabili lungo tutto il corso del disco a riprova che l’energico hardcore dei Biohazard è qui più incazzato che mai ed esige un vostro ascolto! (Francesco Scarci)

lunedì 24 agosto 2015

Skinny Puppy - The Greater Wrong of the Right

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Rock Elettronica/EBM
Dopo lo scioglimento del 1995 e la morte per overdose di Dwayne Goettel nello stesso anno, erano in molti a chiedersi cosa ne sarebbe stato degli Skinny Puppy e se l'uscita dell'album 'The Process' avrebbe veramente posto la parola fine alla carriera artistica del gruppo canadese. Persino dopo il famoso concerto di Dresda nel 2000, in occasione del quale cEvin Key e Nivek Ogre si riunirono per suonare davanti ad un pubblico in delirio, i fan non riuscivano a credere fino in fondo ad una reunion che avrebbe portato ad una collaborazione stabile tra i due, tanto da rendere possibile la pubblicazione di un nuovo album in studio. Quando poi fu annunciata l'uscita di 'The Greater Wrong of the Right', anche i più scettici dovettero ricredersi: la leggenda Skinny Puppy stava per tornare! Atteso dalla scena elettronica come l'evento più importante del 2004, l'uscita di 'The Greater Wrong of the Right' fu accompagnata dalle inevitabili discussioni sulla validità o meno dell'album, disponibile in rete già da molte settimane prima del lancio ufficiale. Chi si è affrettato a definirlo un capolavoro e chi si è invece dichiarato contrario ad una continuazione degli Skinny Puppy senza Goettel, bocciando il disco ancora prima di averlo ascoltato. Insomma, le solite e comprensibili battaglie che hanno sempre accompagnato tutte le grandi reunion della storia della musica. Come accade spesso in questi casi la verità sta nel mezzo, perché 'The Greater Wrong of the Right' non è né un capolavoro, né l'album più brutto che i Puppy abbiano composto. Molto più semplicemente, si tratta di un lavoro diverso da quanto i fan potevano aspettarsi e questo gioca perlomeno a favore del gruppo, che ha dimostrato di tornare sulla scena per proporre qualcosa di nuovo e spiazzante, non certo per riciclarsi miseramente in nome del proprio conto in banca. Dimenticate 'The Process' e preparatevi ad ascoltare un album fresco e al passo con i tempi dell'epoca! Aspettatevi una prova al microfono profondamente distante dalle contorsioni a cui Ogre ci aveva abituato e non indignatevi se le sue accelerazioni vocali in "Pro-Test" assomiglieranno tanto a quelle rappate di un brano hip-hop, perché di hip-hop non si tratta. Lanciatevi senza alcuna remora nell'ascolto di "GhostMan", con le sue ritmiche spezzate, il caotico accavallarsi dei beat, le vocals di Ogre che improvvisamente rimandano alle deliranti performance del passato. Sbagliava chi temeva di trovarsi dinnanzi ad una banale ed infelice mescolanza degli stili espressi da Nivek e cEvin nei rispettivi progetti solisti, ma è anche vero che due brani così frizzanti come "Goneja" e "DaddyuWarbash" non sarebbero mai nati se negli ultimi anni i due musicisti non avessero dato sfogo alle proprie pulsioni artistiche separatamente. Gli Skinny Puppy del 2004 puntano ad un songwriting imprevedibile e ad una discreta presenza delle chitarre, ma senza mai avvicinarsi all'irruenza che contraddistingueva 'The Process'. La band aveva fame di novità, con la voglia di scrollarsi di dosso qualsiasi etichetta di genere, buttandosi a capofitto in una composizione estremamente libera e acquistando una visione del termine "elettronico" che prima d'ora non era mai stata così eclettica. A tal proposito, davvero emozionanti le lisergiche virate di "EmpTe" e "Past Present", entrambe costruite sulla ricerca del coro ad effetto, inserito in un tessuto di synth ipnotici che invitano mente e corpo ad abbandonarvisi totalmente. 'The Greater Wrong of the Right' è comunque un album spettacolare come e consentì di avere nuovamente tra noi il formidabile genio di cEvin Key e Nivek Ogre a mantenere vivo il nome degli Skinny Puppy... non cosa da poco. (Roberto Alba)

(Synthetic Symphony/SPV - 2004)
Voto: 80