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lunedì 15 maggio 2017

Repetitor – Gde ćeš

#PER CHI AMA: Alternative/Post Punk, Sonic Youth
Ci sono voluti piú di quattro anni, ai “Sonic Youth serbi”, per dare un seguito al fortunato 'Dobrodošli Na Okean', di cui parlammo ai tempi anche da queste parti. Da allora i tre ragazzi hanno macinato migliaia di chilometri in giro per l’Europa, su e giú dai palchi, sviluppando un’intesa e una resa nell’impatto sonoro che risultano evidentissimi in questo loro nuovo album, come sempre dato alle stampe dall’ottima Moonlee Records. 'Gde ćeš' non perde un briciolo dell’aggressività del suo predecessore, anzi è ancora più cattivo e intransigente nel coniugare le dissonanze dei Sonic Youth più diretti, certe strutture conturbanti dei Nirvana di 'Bleach', il protopunk degli Stooges e certi umori fuzz alla Dead Moon. La lingua serba è affilata e respingente almeno quanto il suono delle chitarre del terzetto, e sembra fatta apposta per questo punk rock strafottente e ultracompresso, tra l’indolenza un po’ svogliata di Ana Marja, sorta di Kim Gordon balcanica e l’aggressività carismatica di Boris. I brani sono potenti, le chitarre sono in grado di staccare la vernice dai muri e non fanno nessuna facile concessione, il basso di Ana Marja martella asciutto mentre Milena dietro le pelli sfodera una prestazione davvero ragguardevole. Rispetto al passato si registra un generale ispessimento del suono, evidente soprattutto nella seconda parte della scaletta, spezzata in due da “Crvena”, la traccia più particolare del lotto col suo incedere solenne e declamatorio proprio di certi Swan. Un album coraggioso, che non cerca facili ammiccamenti alla ricerca di un consenso più ampio ma che sembra quasi respingerlo, rifugiandosi dietro un muro di suono ansioso e violento. Chapeau. (Mauro Catena)

(Moonlee Records - 2016)
Voto: 75

https://repetitor.bandcamp.com/album/gde-e

domenica 26 maggio 2013

Repetitor - Dobrodošli Na Okean

#PER CHI AMA: Sonic Youth, Nirvana, Mudhoney, Fugazi
Problema di meta-matematica: dato un quadrilatero che abbia per vertici “Bleach” dei Nirvana, “Daydream Nation” dei Sonic Youth, “13 Songs” dei Fugazi e “Superfuzz Bigmuff” dei Mudhoney, si trovi l’area della circonferenza inscritta in tale quadrilatero, sapendo che il suo centro è a Belgrado. La soluzione a tale problema si avvicina molto a questo dischetto dei serbi Repetitor, il loro secondo album, se non erro. I primi tre pezzi di questo album breve e compatto sono davvero paradigmatici nello scoprire le carte e definire i confini in cui si muove il trio: la potente opening track “Devojke idu u Minhen” declina i Black Sabbath in salsa punk, come faceva il giovane Kurt Cobain, mentre “Biću Bolji” sembra quasi una cover dei Sonic Youth più viscerali e “Šteta” richiama i primi Fugazi. Il resto del programma non si discosta mai troppo da queste coordinate, rispettandone anche il suono ruvido e furioso, tanto che il lavoro potrebbe essere stato benissimo inciso nel 1989, anno in cui, probabilmente, i tre Repetitor (due ragazze ed un ragazzo) erano appena in fasce, a giudicare dalle belle facce esibite nella foto presente nel libretto del cd, dove sembrano giovani attori di un film indipendente su una band indie newyorkese. A favore dei tre giocano un entusiasmo e un energia davvero notevoli e una sincerità di fondo che emerge da ogni singola nota, come sembra confermare la scelta di cantare nella loro lingua madre. Forse mancano dei pezzi davvero indimenticabili, ma una volta finito il gioco del “questo somiglia a”, tutte le nove tracce sono comunque godibili e scorrono senza che venga mai la tentazione di pigiare il tasto “skip”. In definitiva, un lavoro derivativo e citazionista fin che si vuole, ma suonato con passione, idee e una furia punk che condensa in meno di mezz’ora tutti gli ingredienti essenziali di una musica che continua a rimanere essenzialmente furi dal tempo. (Mauro Catena)

(Moonlee Records, 2012)
Voto: 70

http://repetitor.bandcamp.com/