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lunedì 13 maggio 2013

Smohalla/Omega Centauri - Tellur/Epitome

#PER CHI AMA: Black Avantgarde, Solefald, Limbonic Art, Blut Aus Nord
Devo essere sincero: ho amato alla follia il cd “Resillience” dei francesi Smohalla, mentre non mi aveva fatto certo impazzire il debut degli anglo-svedesi Omega Centauri, “Universum Infinitum”. Quindi il mio ascolto di questo split cd era piuttosto condizionato dai precedenti lavori delle due band, ora sotto contratto per la Duplicate Records. Il cd è diviso in due in tutto e per tutto: due copertine (una su ogni versante di questo elegante digipack) e sette song (quattro per i transalpini per venti minuti di musica e tre per gli Omega Centauri, con un minutaggio all’incirca di 38 minuti). Ad aprire le danze ci pensa la fantasiosa proposta degli Smohalla, con il loro inebriante concentrato di black sinfonico avanguardistico: “Sa Voix Transperce Nos Fronts” esplode con i suoi stravaganti suoni, che richiamano un po’ alla rinfusa i vari Solefald, Limbonic Art o Emperor, propinando alla fine un black assai tirato ma stemperato nella sua furia, da divagazioni cyber industriali che si rifanno piuttosto ai connazionali Blut Aus Nord. La proposta non è delle più semplici da assimilare, lo devo ammettere, ma vi garantisco che quando vi entra nella testa, non vi lascerà più. Il caos sonoro regna sovrano in “La Main d’Abel” con lo screaming corrosivo di Slo affiancato da ritmiche deliranti. I suoni sono glaciali, a causa della prevalente componente cibernetica che ben si amalgama con quella che era la proposta sinfonica del duo francese. Nella conclusiva “Les Passagers du Vent” emergono maggiormente le orchestrazioni dei nostri, con suoni in cui le armonizzazioni si mostreranno assai intriganti e una ritmica che sembra trarre spunto dal thrash metal. “Tellur” si chiude qui con scariche di violento black metal che sembra suonato da Devin Townsend. Arriva il momento di “Epitome” e della più algida proposta degli Omega Centauri. I suoni sono più freddi, meccanici, sembrano più studiati a tavolino, ma la proposta dell’imprevedibile duo nord europeo sembra aver fatto suoi gli insegnamenti dei già citati Blut Aus Nord e si lanciano con “Naissance” in un ipnotico viaggio negli abissi infernali del black metal più psichedelico, senza disdegnare però fughe nel back metal più minimalista e intransigente. Devo rivedere di certo la mia posizione nei confronti perché a giudicare dai contenuti di questo “Epitome”, la band ha fatto un bel balzo in avanti che mi ha spinto addirittura a rivalutare il loro debut cd. I nove minuti e passa della prima traccia sono contraddistinti da un sound malato, meno caotico dei compagni di etichetta, ma decisamente più pervaso da un feeling maligno. “Submission” ci spara in faccia altri nove minuti di black più misurato, più a passo con i tempi e le nuove mode post che contribuiscono a infondere di una certa intensità la proposta del duo formato da Tom Vallely e Rob Polon. L’atmosfera greve è tangibile, soprattutto quando il suono di un tamburo assurge al ruolo da protagonista mentre le chitarre zanzarose ricamano gelide melodie e la voce tagliente di Rob, minacciosa canta in sottofondo. Spiazzato dall’eccellente proposta della band di Bornermouth/Gotheborg, mi avvio ad ascoltare l’ultimo infinito pezzo, “Desuetude”, una suite di 20 minuti, che si apre con il suono di un temporale e un arpeggio che per una decina di minuti scarsa imperversano nel sottofondo. Poi il silenzio, la più classica delle ghost track, prima dei rimanenti tre minuti dediti a sonorità per lo più drone/elettroniche. Insomma, per concludere gran bel split cd, che mette in mostra le enormi potenzialità di due band, dedite in modo differenti, al verbo della fiamma nera. Da avere assolutamente! (Francesco Scarci)