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martedì 18 settembre 2012

Novel of Sin - Sound of Existence

#PER CHI AMA: Deathcore, As I Lay Dying, Neaera
Il Kjeragbolten: un antico molare norvegese, un cariato dente di roccia che sta per cadere. Incastonato tra le mandibolari Kjerag Mountains, è sospeso sull'orlo dell'abisso a circa mille metri di quota sopra il nulla. Lì mi trovo, in piedi, in una posizione dall'infinita energia potenziale e, indomito, guardo giù, di sotto. Avverto la scarica adrenalinica impossessarsi famelica del mio corpo ma mantengo il controllo. Mi giro, come niente fosse e sorrido alla gente che si trova a poca distanza me e da quel "molare". Su vicine "gengive" di roccia, la gente, mi osserva, impaurita o ammirata. Nessuno mi dice niente ma leggo, nelle loro menti, la pazzia che ognuno di loro mi attribuisce. Fuori resto serio ma dentro... dentro già me la rido. Tutti si mantengono a debita distanza. Estraggo con nonchalance, da quello che ho camuffato come un semplice zaino Invicta, i miei auricolari ed il mio paracadute. È vietatissimo il base jumping da quel punto ma me ne frego, ormai ci sono ed indietro non ci torno. Già sono preda dei psichedelici vocalizzi di "728(16)102" breve preludio a "Voices, Prayers and Remembrances", prima vera track di questa release: "Sound of Existence" dei ravennati Novel of Sin. Pochi secondi ed una testata da 20.000 chilotoni deflagra nelle mie sinapsi: plettrate non lente ma comunque poco veloci e dalla potenza incisiva. La distorsione è tale che ho difficoltà a trattenermi dal pogare. La melodia, contagiosa, mi vedrebbe scatenato nell'headbanging più sfrenato ma no, devo restare serio. Il lancio è una specie di rito. Il mio rito. Torno allora indietro di pochi passi accompagnato dalle octopiche note di "Alone Through the Tides". Pause ad effetto intercalate tra i breakdown che ne rallentano il ritmo, un voluttuoso accoppiamento con i ripetitivi accordi di chitarra, una batteria martellante e l'alternanza tra scream e growl, danno vita ad una particolare, viscerale, amalgama che vede, quale ingrediente segreto al posto del mercurio, l'intercalare di crash e splash. Dietro di me, intanto, poco più in là, l'invitante precipizio mi seduce, mi sussurra, quasi avverto la voce di Trilly, fata dell'aria dell'Isola Che Non C'è: io però, sono un Peter Pan particolare, un Peter Pan sul quale la polvere di stelle non ha effetto alcuno e che non ha bambini sperduti da salvare. I piedi ce li ho ben saldi a terra. Adesso. Ululanti spire di vento, mi corteggiano, lambiscono, attirano. Poco sotto, l’abisso, semi offuscato dall'umida nebbia crepuscolare, m'invita al più dolce dei tuffi. Un salto da mille metri ad accarezzare, quasi con mano, un affilatissimo profilo di roccia spinti anche dalle incontrollabili, repentine, brusche, raffiche di vento. Eolo non è dalla mia, quel giorno. Lanciarmi da lì. Che bella idea m'è venuta. Mi giro infatti di scatto e, soggiogato dalle tonanti rullate di "A Key For Nowhere" corro deciso e mi getto nel vuoto. A braccia aperte. A volo d'angelo. Una capriola in avanti e poi giù di testa, in picchiata, braccia tese lungo i fianchi. Non la vedo più, la gente, ma me la immagino terrorizzata farsi sempre più piccola lassù, sopra di me. Il vero spettacolo, che dura pochi istanti, è lì, nell'aria. Osservo il suolo approssimarsi sempre più. Comincio a distinguerne bene i particolari. Non ho ancora aperto il paracadute: lo faccio adesso, sulle melodie di "Fragile" che questa release ripropone anche in chiusura in una versione remixata dai Demon Kids. Tocco dolcemente il suolo facendomi cullare da "Extinguish". Ad estinguermi, poco dopo, ci pensano infatti gli sbirri: giù di sotto non era il suolo ad attendermi: c'erano lì loro ad aspettarmi, per farmi una multa, non da 20.000 chilotoni sull'Atollo di Bikini ma da 4.000 Euro nel mio portafogli. (Rudi Remelli)

(Kreative Klan)
Voto: 70