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lunedì 18 aprile 2011

Nemost - The Shadow's Trail

#PER CHI AMA: Death Progressive, Amorphis, Insomnium, Opeth
Francia… ultimamente sinonimo di qualità e i qui presenti Nemost ne sono l’ennesima dimostrazione, dopo aver ascoltato da poco anche i loro connazionali Folge Dem Wind e recensito gli strabilianti Carcariass. Arpeggio da brividi iniziale e poi linee di chitarra di chiaro rimando Amorphis ad invitarmi a rilassarmi in poltrona e gustarmi questa nuova scoperta nella vicina terra d’oltralpe. L’inizio affidato a “Sardanapale” mi rilassa immediatamente: ritmi assolutamente mai forzati, melodia cristallina, vocals roche (mai completamente growl) e tanta semplicità in quei giri di chitarra che si incuneano immediatamente nella testa. Con la successiva “Skin for Skin”, il quintetto parigino perde un po’ di quell’immediatezza del brano iniziale, con un mid-tempo che ha comunque come forte richiamo un riffing di chiara matrice nordica, finlandese per l’esattezza. “Whisper” è un vero e proprio sussurro nell’oscurità, con i suoi sette minuti e passa di musica che aprono in modo onirico per lanciarsi ben presto, in una scorribanda brutale, ma è solo un fuoco di paglia non temete, perché la band si rimette sul binario giusto del death melodico, che trova anche nelle note degli Insomnium la propria fonte di ispirazione. Si, probabilmente l’album potrà apparirvi un po’ derivativo, ma non importa; l’interlocutoria “Unexpected”, una sorta di semi-ballad, ci mostra l’aspetto più intimistico dei nostri, anche se la parte centrale abbastanza infuocata, rallegra gli animi con quelle sue ritmiche veloci, prima di incupirsi in un finale decadente. “Fading Ember” è un altro attacco acustico che ci introduce a “Orcus”, song forse un po’ anonima ma che comunque si incastra bene nel contesto di questo “The Shadow’s Trail”, se non altro per il rockeggiante assolo conclusivo. “Ritual” è una song oscura, psichedelica e malinconica, forse quella che si discosta maggiormente dalle altre (e che ho preferito maggiormente), peccato solo che talvolta la voce di Thibaud non si dimostri propriamente all’altezza, forse per “l’indecisione“ di fondo se essere completamente growl o pulita. Comunque song davvero apprezzabile, prima della conclusiva “Through Life”, che chiude degnamente un album che farà la gioia di chi ama sonorità death doom progressive nord europee. Nemost, mi raccomando, teniamoli d’occhio… (Francesco Scarci)

(Self)
Voto: 70