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domenica 25 dicembre 2011

Morning Dew - Morning Dew

#PER CHI AMA: Black, Wolves in the Throne Room
Cosa c’è di meglio nel periodo natalizio che spararsi nelle orecchie un bell’album di black metal? Nulla direi, tutto il resto decade in secondo piano, feste e consumismi vari, mentre la purezza e l’onestà della musica estrema rimane, per sempre. Se poca attenzione avevo prestato a questo lavoro, complice una copertina che sa più di folk, bucolico o quant’altro, non appena ho infilato l’EP omonimo nel mio lettore, mi sono dovuto ricredere e prendere coscienza che quanto scorreva impetuoso nelle casse del mio stereo era un bell’esempio di black metal assai ricercato, soprattutto nelle linee melodiche/malinconiche di chitarra e nell’uso apocalittico del basso (vero e proprio punto di forza dei nostri), nonché in una screaming efferato, a cura di Federico Tacoli. La seconda traccia, “Il Male di Vivere” si fa notare per quella sua voglia di sprigionare il verbo nero attraverso la lingua italiana, in un esperimento quanto mai riuscito, che ancora una volta scomoda band come gli Spite Extreme Wing e che nuovamente privilegia l’uso di un basso evocativo, che assurge in taluni casi quasi a sorta di chitarra solista. Interessante. Pur non mostrando ancora una perfetta pulizia nei suoni, che talvolta rischiano di sfociare nel caos dell’apocalisse, non posso che non “eccitarmi” nel break centrale della song, che spezza la furia distruttiva del quartetto di Gorizia. “Silent Nature Grief” apre con una parte arpeggiata, prima di abbandonarsi alla violenza (pur sempre controllata) della sua ritmica che vede ancora un break acustico centrale a smorzarne i toni, talvolta fin troppo accesi; ma è poi ancora una volta il fragore del drumming tempestoso, preciso e furente a scatenarsi e a dettare i tempi. Un’altra intro acustica, dai forti toni drammatici, apre la conclusiva “Trascendence”, una song che ha evocato qualcosa dei Primordial nella mia testa, forse per quel suo feeling pagano che solo i maestri irlandesi sono in grado di emanare, ma che ho percepito anche nell’ascolto di questo brano, il più tranquillo (relativamente parlando) dei quattro qui contenuti, ma anche quello più maturo, che in sé racchiude l’epicità degli Agalloch, le atmosfere alla Wolves in the Throne Room e che incarna puramente lo spirito italico, per la fiamma nera. Evocativi! (Francesco Scarci)

(Self)
Voto: 75