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sabato 19 maggio 2012

Joyless Jokers - Taste of Victory

#PER CHI AMA: Swedish Death Metal, Dark Tranquillity, Carcass
Un due tre, pronti via e si parte con la feralità nuovamente espressa dai vicentini Joyless Jokers, che avevamo già avuto modo di ospitare, sia sul sito del Pozzo dei Dannati che all’interno dell’omonimo programma radiofonico. Ed eccolo ritornare il combo guidato dai tre fratelli Girardello (voce e basso, chitarra e tastiere), ad offrirci nuovamente il loro granitico e fiero death metal, che ancora una volta irrompe nelle casse del mio stereo, con un sound ancor più monolitico rispetto al suo predecessore, “Arms of Darkness”. “Rain” e “Murder in Me” sgretolano immediatamente il mio lettore, mostrando una lieve evoluzione in termini di songwriting, rispetto al debut EP. Le linee di chitarra, sempre ruvide e pesanti, pescano ancora una volta dalla scuola svedese, non dimenticandosi tuttavia i tecnicismi “carcassiani”, soprattutto in chiave solistica. Le perniciose growling vocals di Tom (alla lunga un po’ troppo piatte però, per cui suggerisco un inserimento “pulito” qua e là), si mostrano costantemente incazzate col mondo, ostentando tutto il proprio dissapore ed odio lungo le otto songs qui incluse, ma soprattutto nella settima splendida “I’ll Watch You Die”, che insieme a “Hopeless”, rappresentano le mie tracce preferite. Nel frattempo, il quintetto veneto martella che è un piacere e rimaniamo quasi compressi dalla tellurica prestazione di Giove dietro le pelli, senza dimenticare di sottolineare la sempre precisa quanto mai piacevole opera dei due axemen, Michele e Rudy, che intrecciano le loro chitarre tra vibranti e melodici assoli, stop’n go e ritmiche che finiscono per trarre ispirazione non solo da Dark Tranquillity e soci (At the Gates, Meshuggah o Arch Enemy), ma in taluni frangenti, anche dalla scuola “core” americana. A stemperare la furia dirompente del quintetto, ci pensano ancora una volta gli inserti di tastiera del buon Jader, che ha il compito fondamentale di donare un certo equilibrio a “Taste of Victory”. Insomma il “Sapore della Vittoria” ha sempre un inconfondibile gusto che i nostri stanno lentamente saggiando… (Francesco Scarci)

(Self)
Voto: 75
 

domenica 13 febbraio 2011

Joyless Jokers - Arms of Darkness


Guardo e riguardo più volte il packaging del nuovo cd arrivato qui nel Pozzo dei Dannati per capire se quello che ho fra le mani è il nuovo cd dei Dimmu Borgir o realmente quello di una giovane band vicentina che ha voluto fare le cose in grande, regalandoci una confezione cartonata degna dei gods norvegesi, con tanto di adesivi e spilla interna. Effettivamente si tratta dei nostrani Joyless Jokers, formazione veneta in giro dal 2005, che ci consegna questo EP di 5 pezzi di death mid-tempo, di matrice scandinava. Il cd apre i battenti con “Black Light”, song tellurica nel suo incedere, complice una batteria fulminea che esplode i suoi dirompenti colpi su linee di chitarra di scuola svedese, senza però ispirarsi ad una band ben precisa: forse echi dei primi In Flames si possono ritrovare in questi minuti iniziali del cd, miscelati alla rabbia degli Arch Enemy e alla tecnica dei Carcass, ma sia ben chiaro, i nostri non si lanciano mai in sfuriate alla velocità della luce, mantenendo costantemente il proprio sound ben controllato e controbilanciato da qualche sporadico inserto di tastiera. Con la successiva “Chapter to Forgive”, il five-pieces italiano pigia leggermente sull’acceleratore, con le tastiere che timidamente cercano di farsi breccia nel cuore dei brani, con lo scopo di donare maggiore personalità alle trame chitarristiche delle due asce Rudy Girardello e Michele Brunetti, che si divertono e ci divertono, rincorrendosi con dei solos non troppo complicati, ma assai efficaci nell’economia del brano. Il growling di Thomas è granitico, forse talvolta troppo statico, tuttavia risulta estremamente efficace nel suo intento, evitando che la band finisca per fare l’occhiolino a realtà death metal svedesi, dove di death ne è rimasto ben poco. Con la title track, la band dei 3 fratelli Girardello si lancia in un classica cavalcata metal, che trova una brevissima pausa dopo un minuto dal suo inizio, ma poi riprende a spaccare che è un piacere, anche se a metà brano un intermezzo tastieristico (attenzione ai volumi troppo elevati!), in pieno stile Children of Bodom, mi fa temere il peggio. Niente paura però, i nostri si riprendono e tornano a deliziare le mie orecchie con un solo portentoso e un finale in cui le chitarre si lanciano in un loop ipnotico, con Thomas a urlare dell’amarezza della vita. È il turno dell’attacco frontale di “Back to Ashes”: batteria rutilante, tastiere atmosferiche, riff glaciali provenienti dall’estremo nord, voci corrosive e di nuovo i 2 axe-men che si rincorrono, incrociano e tessono accattivanti linee di chitarra. “Shame” chiude con eleganza mista a dura irruenza miscelata alla potente melodia, un EP, che sancisce l’esordio di una nuova band nell’infinito mondo della musica estrema. Le premesse per fare bene ci sono tutte, la cosa importante è provare a intraprendere con personalità un proprio percorso musicale, cercando il più possibile di non avere come propria fonte di ispirazione gli ormai svuotati Figli di Bodom, ma cercando di sfruttare al meglio i propri punti di forza, la tecnica dei singoli, il buon songwriting, l’ottimo gusto per le melodie e la voglia di sperimentare, che non guasta mai. Il consiglio più grande che mi sento obbligato a dare, per evitare che un altro combo dalle belle speranze si perda per strada, è quello di non voler rimanere bloccato nello stagnante mondo del death melodico, ma sforzarsi di intraprendere nuove personali strade che li possano guidare verso il successo. Coraggio! (Francesco Scarci)

(Self)
Voto: 70