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mercoledì 12 ottobre 2016

Hella Comet – Locust Valley

#PER CHI AMA: Indie Rock, Sonic Youth
Uno spesso muro di feedback chitarristici, pastoso, fitto e dissonante, è la prima cosa che ascoltiamo, quasi investendoci, una volta premuto play su “Secret Body Nation”, prima traccia dell’ultimo album di questo quartetto austriaco di Graz, e immediatamente non possiamo non pensare che a due parole: “Sonic” e “Youth”. Il modo di usare le chitarre infatti richiama in modo evidente lo stile di Thurston Moore e Lee Ranaldo, e allo stesso modo, la voce della bassista Lea ricorda una Kim Gordon più sognante e più intonata (e dal timbro che ricorda la Björk degli esordi); solo la batteria è più essenziale e quadrata, ma non per questo, meno efficace. Rispetto alla storica band newyorkese, gli Hella Comet paiono meno interessati alle divagazioni sperimentali e più concentrati su una struttura più propriamente rock, tanto che questo 'Locust Valley' si avvicina nelle atmosfere, agli album più diretti di Moore & Co., come 'Dirty' o l’ultimo 'The Eternal'. Rispetto al passato però, gli austriaci paiono aver parzialmente accantonato una certa tendenza al pop-shoegaze e anche le loro inclinazioni post-rock vengono confinate di fatto, solo nelle fragorose esplosioni di “Idiots and Slavery” e nello strumentale conclusivo “Conk Out”. Quello che emerge maggiormente da questo disco, e che lo rende davvero interessante, è l’altissima qualità di scrittura, unita ad una produzione potente e fragorosa. I dieci brani che compongono l’album (uscito peraltro solo in vinile) sono uno meglio dell’altro, dall’impatto della già citata ”Secret Body Nation”, di “Sid” o “Death Match Figure”, alle splendide cavalcate mid-tempo di “Fortunate Sleepers” e “Midsummer Heat”, fino alle schegge noise di “43goes79goes43” e “The Wicked Art To Fake It Easy”. Disco splendido, perfetto per albe brumose in riva all’Hudson River, sere piovose negli appartamenti di Brooklyn, ma che va benissimo anche per qualsiasi luogo in cui vi troviate ora. (Mauro Catena)