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mercoledì 12 ottobre 2016

Fyrnask - Fórn

#PER CHI AMA: Cascadian Black, Emperor, Deathspell Omega, Agalloch
La profondità degli abissi è pronta ad inglobare voi tutti. I Fyrnask sono tornati con quello che è il loro terzo album, quello dell'attesa consacrazione, il primo per la Ván Records, dopo gli esordi per la Temple of Torturous. 'Fórn' è il nuovo mostro a sette teste partorito dalla mente di Fyrnd, colui che si cela dietro al combo di Bonn (ora una band a tutti gli effetti, dopo gli esordi come one-man-band), pronto a tracciare il proprio sentiero, grazie alla peculiare forma di malatissimo e roboante black metal che essi propongono. Escludendo l'intro acustica di "Forbænir", la malvagità dei nostri è certificata dal malefico sound di "Draugr", che nei suoi quasi otto minuti, ha modo di assemblare il black più atmosferico di scuola norvegese con le disarmonie della scuola francese (Deathspell Omega e Blut Aus Nord), non dimenticando citazioni che chiamano in causa anche la furia claustrofobica degli Altar of Plagues e un che del black metal cascadiano d'oltreoceano. Signori, questo cd si candida ad essere uno dei top album nella scena black di questo 2016, che con la violenza di "Niðrdráttr", spinge per affermare la superiorità dei Fyrnask in quest'ambito musicale. "Vi Er Dømt" risuona come un rito sciamanico, atto a regalare al disco anche una certa ritualità di fondo che arricchisce, in termini contenutistici, la proposta dell'ensemble della Renania. Dopo questa pausa rumoristica, si riprende con "Agnis Offer", una song davvero strana, inedita per la band e per questo anche più difficile da inquadrare. I suoni non sono infatti quelli canonici dato che l'approccio della band verge verso una certa solennità di fondo che evoca addirittura gli Urfaust. Ancora un intermezzo ritual e poi il vuoto viene colmato dalla ferocia insana di "Blotàn", pezzo pirotecnico e anche il mio preferito, che alterna epiche sfuriate black a schizofrenici mid-tempos, con la voce di Fyrnd che sbraita invasata per tutti i suoi sei minuti. Un altro rito proferito da una litanica voce, scandita dal suono di una campana, ed eccoci approdare a "Kenoma", un episodio nebuloso per la discografia della band, che ha avuto l'intelligenza di riarrangiare il proprio sound, progredendo verso un'evoluzione sonica che li ha portati in poco più di cinque anni, a divenire una delle più interessanti realtà dell'underground black. Le ultime menzioni di quest'oggi vanno allo splendido digipack e relativa cover, a cura dell'artista irlandese Glyn Smyth e infine per l'edizione in vinile, che include la bonus track "Vitran". Fyrnask, c'è da fidarsi. (Francesco Scarci)

(Ván Records - 2016)
Voto: 85

https://fyrnask.bandcamp.com/

mercoledì 13 novembre 2013

Fyrnask - Eldir Nótt

#PER CHI AMA: Post Black, Agalloch, Deafheaven
Ecco la band responsabile del ripristino del black metal tra le mie preferenze musicali. Con l'uscita nel 2011 di 'Bluostar' infatti, ho ripreso ad assaporare questo genere estremo che ritenevo ormai morto, nella sua veste post/cascadiana. Da allora sono diventato un drogato di questa tendenza e il fatto che il buon Fyrnd sia tornato mi rende più che mai felice nell'ascoltare cosa la sua formidabile creatura ha da offrirci oggi. Seconda release targata Temple of Torturous, etichetta svedese che annovera nel suo roster, oltre ai post blacksters statunitensi Echtra, anche i nostrani Melancolia Estatica. Ma veniamo finalmente a 'Eldir Nótt', elegante cd nella sua veste grafica, che consta di quattro pezzi più un liturgico intro iniziale, un paio di intermezzi liturgici e l'outro. “Vigil” apre i battenti e conferma il tedesco come lingua di elezione per il mastermind teutonico. La foga apocalittica del sound dei Fyrnask riappare nella stessa forma in cui l'avevo lasciata. Sto parlando di un illuminato black metal dai risvolti epici che ancora una volta fa guizzare i miei sensi. L'assalto è ovviamente un feroce e caotico concentrato di suoni post black, in cui si addensano splendide atmosfere bucoliche ed eteree ambientazioni, un inedito mix tra Bathory e Agalloch, che immediatamente mi fa gridare al miracolo ed esultare per un'altra release eccellente che si candida a collocarsi nella mia personale top ten dell'anno. La potenza emanata dalle tonanti ritmiche del musicista germanico si confermano di assoluto valore con il sempre più frequente utilizzo di strumenti etnici (simil Negura Bunget) a conferire un valore aggiunto alla proposta della band. Con la lunga “Jardheldr” ci si infila diretti in atmosfere notturne, in cui ben presto calano i fendenti di una vorticosa ed efferata brutalità musicale. Il caos regna sovrano nell'impasto sonoro generato dai Fyrnask, fino a quando si palesa l'amore viscerale per intermezzi sciamanico-folklorici che spezzano un incedere a tratti caustico. Caustico e caotico, esattamente come si presenta l'epilogo di “Saltrian”, song dal ritmo convulso in cui forse a predominare è un black old school. I dieci minuti di “Síaiða“ sono altro miele per le mie orecchie, non tanto per la sua dolcezza, piuttosto perché è un sound che collima esattamente con i miei gusti musicali. È ancora la foga ancestrale a dominare i sensi, un black di primo acchito primitivo, venato di un pathos epico e al contempo glaciale, pregno di atmosfere dal sapore nordico e da quella malinconia che avvinghia le band dedite al Cascadian black metal. Che altro dire se non esortarvi ad accaparrarvi questo splendido esempio di musica estrema, non ne resterete delusi. (Francesco Scarci)

(Temple of Torturous - 2013)
Voto: 85

https://www.facebook.com/pages/Fyrnask