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mercoledì 17 settembre 2014

Ergholae Somptator – Raptus du Fanè

#PER CHI AMA: Experimental Black metal, Portal, Deathspell Omega, Tsjuder
Aprite le orecchie e votatevi a quest'album, azzerate le vostre visioni musicali, intrecciatele tra loro, mescolatele, rovinatele, perché questa band ha superato magnificamente il limite, costruendo un nuovo importante tassello per l'olimpo del metal estremo mondiale. Prendete dei riff thrash anni '80/ '90, mescolateli con la bizzarra controversa vena oscura dei Deathspell Omega, la forza degli Tsjuder, la violenza sonora ed il noise dei Portal (quelli di 'Vexovoid'), richiudetevi in una stanza senza finestre nel seminterrato e ascoltate il tutto, adorerete questo splendore underground. Psichedelia black metal, bagnata di postcore e furia grind lacerata e maciullata da una registrazione ai limiti della tolleranza in grado di devastare tutto quanto come se a suonare fossero i primi Atari Teenage Riot alle prese con i brani dei Taake. Violento, ferale, sulfureo, lugubre, spavaldo e pieno di sé, quest'album avanza con riferimenti musicali multipli tritati a dovere da una produzione underground implacabile e impietosa. La formula usata è geniale: si percepisce perennemente un senso di catastrofe e disastro che si espande nota per nota, riff dopo riff; cattiveria, mal di vivere, rumore nero imperversano nelle note di 'Raptus du Fanè'. Eccolo il metal deforme dei francesi Ergholae Somptator, che in questo album autoprodotto, dalle immagini di copertina astratte ed altamente artistiche, riportante i titoli dei brani, nome della band solo sul lato e i nomi dei due audaci autori (Jeròme Bouquet e Lèo Louis – Honorè) in un angolo, toccano vette che non si erano ancora raggiunte in fatto di sound sperimentale ed estremo. Molti odieranno questo lavoro per la sua attitudine divinamente low-fi, ma chi sta cercando un traghetto ed un nuovo Caronte per attraversare le fauci dell'inferno rimarrà ammaliato da cotanta creatività sonica. Come non amare la follia rumorosa e perversa di tracce killer come "Folie Comminatoire" e "Champs Absurde" o il taglio etnico rumorista di "Chantarellaceae", song ai confini con l'improvvisazione. Fingere di non provare piacere all'ascolto di "La Douleur est Mer" con i suoi riff rubati ai Sepultura per centrifugarli in un impazzito vortice black- industrial - noise – metal sarebbe come commettere un peccato gravissimo. Un perverso capolavoro!!! (Bob Stoner)

(Self - 2014)
Voto: 90