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giovedì 24 ottobre 2013

Distorted Memory - The Eternal Return

#PER CHI AMA: Dark/Gothic EBM, Aggrotech, Elettronica
Dietro ai Distorted Memory c'è il canadese Jeremy Pillipow, iperprolifico e talentuoso guru dell'elettronica oscura e di ispirazione gotica e dark. I precedenti lavori ("Swallowing the Sun" del 2011 ma soprattutto "Temple of the Black Star" del 2012) erano già stati accolti con grande favore da pubblico e critica per l'innata capacità di unire l'avanguardia elettronica di ispirazione tedesca al trance/hip-hop, senza tralasciare inserti tribali, sonorità darkwave e ritmiche spiccatamente da dancefloor; il tutto condito da voci e liriche oscure, sussurrate e occulte. Il passo successivo nel percorso dei Distorted Memory, perfettamente in linea con i precedenti lavori, è questo "The Eternal Return": nove brani di elettronica ricca ma mai eccessivamente barocca, su cui Jeremy canta come se recitasse formule sabbatiche per invocare demoni. Sotto di lui, synth e bassi sintetici si inseguono per creare melodie (quasi) sempre interessanti, come negli splendidi brani "Throwing Stones" o "White Light/Dark Hope". Non mancano pezzi ballabilissimi (in "Back Away" o nel singolo "Lose Control" – complice il clap di mani che tiene il tempo– non posso fare a meno di immaginare due streghe da sabbath con le maschere dei Daft Punk) o curiose sperimentazioni (come nell'intro di chitarra acustica su "Fall"). Però attenzione: se siete abituati ad un'elettronica più spinta, nei canoni del dubstep o dell'industrial moderno, farete fatica ad ascoltare questo lavoro dei Distorted Memory: a parte i già citati brani da dancefloor, quasi tutto il disco è costruito sul mid-tempo, il beat perfetto per tessere le atmosfere oscure e disturbanti ricercate dai Distorted Memory. In più, batterie e synth sono di chiara ispirazione dark-wave anni '80 e '90: se rischiano di deludere gli ascoltatori più orientati all'elettronica del nuovo millennio, non potranno che far innamorare i nostalgici. (Stefano Torregrossa)