Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Celtefog. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Celtefog. Mostra tutti i post

giovedì 21 dicembre 2017

Celtefog - A Faded Wisdom

#PER CHI AMA: Epic Black, Vintersorg, Negura Bunget
Esattamente un anno fa, proprio in questo periodo, scrivevo di 'Sounds of the Olden Days', secondo lavoro dei greci Celtefog. A distanza di poco più di 365 giorni, eccomi alle prese con il nuovo EP del sodalizio di Alexandria, passato da status di one-man-band a vera e propria compagine a cinque membri. Quindi, cosa di meglio che una nuova breve prova a testimoniare lo stato di forma di Archon e compagni? 'A Faded Wisdom' è un mini cd di tre pezzi, per poco più di 20 minuti di musica che si aprono con la tribalità e l'eterea voce di una gentil donzella, che ha il merito di dare il via alle danze con "An Ode to Wisdom", in cui forte è inevitabilmente il richiamo alla scena ellenica, pur mantenendo inalterato quello spirito etnico in stile Negura Bunget, che già avevo evidenziato lo scorso anno. Il sound è fosco, malinconico ed enigmatico, per almeno metà brano, prima dello scatenarsi di una ritmica di matrice Rotting Christ, su cui si stagliano le arcigne vocals del frontman, accompagnate dai soavi vocalizzi della brava Hildr Valkyrie e di un chorus che sembra invece strizzare l'occhiolino a Vintersorg. La tempesta va a placarsi e lascia al frinire dei grilli, l'ingresso a "My Inner Winter", un pezzo dall'aura oscura, ma dalla ritmica definitivamente black, con chitarre taglienti di scuola svedese che sul finire invece vireranno verso un più melodico epic folk. In chiusura, ecco una traccia strumentale (fatto salvo per un paio di urlacci), "She", pezzo piuttosto ritmato che, coniugato con una produzione in generale assai fredda, regala gli ultimi cinque minuti di un black atmosferico, dominato in sottofondo dal suono della tempesta. Alla fine, 'A Faded Wisdom' è un dischetto carino, che ingannerà l'attesa per un po' per il nuovo full length dei Celtefog. (Francesco Scarci)

(Celtic Fog Productions - 2017)
Voto: 70

https://celtefog.bandcamp.com/album/a-faded-wisdom

mercoledì 21 dicembre 2016

Celtefog - Sounds of the Olden Days

#PER CHI AMA: Epic Black, Windir, Rotting Christ
Le one man band, ne sentivo quasi la mancanza. Oggi ci trasferiamo in Grecia, ad Alexandria per l'esattezza, per ascoltare quello che è il secondo album dei Celtefog, creatura guidata dal misterioso Archon. 'Sounds Of The Olden Days' è un disco di black metal che scomoda un facile paragone col passato, immediatamente dopo lo schiudersi delle melodie di chitarra dell'opener "My Last Sight to the Known Universe". Il nome? Facile, i compianti Windir. Si, quell'epicità intrisa nelle linee della sei corde del mastermind ellenico, evocano inevitabilmente la proposta della band norvegese, a cui aggiungerei, probabilmente per il forte gusto folklorico (e l'utilizzo di strumenti etnici), anche i Negura Bunget. Insomma, la proposta del musicista greco non sembra affatto male, se considerate che nelle parti più aggressive, vedo emergere la maestosità dell'Hellenic sound con in testa i Rotting Christ. Ribadisco, da tenere d'occhio. La seconda, "Tombs of Memories", è un feroce assalto black che trova nelle tastiere un valido alleato per stemperarne la brutalità e avvolgere la musica con una sottile coltre di nebbia in grado di regalare comunque ispirate atmosfere. Il canto di alcuni uccellini accompagnato dal suono mediterraneo di strumenti tipici, apre "Call of the Ancestors" e l'impressione è quella di essere proiettati in un passato assai lontano, prima che irrompa il rigore ritmico del black, qualche voce in background pulita e qualche arzigogolato giro di chitarra, e ancora nella seconda parte, straripanti melodie e momenti acustici che chiamano inevitabilmente in causa anche i Bathory più epici. Un'intro ambientale apre il brano seguente, "Three Nights in the Mediterranean Sea", che sebbene offra un titolo dal forte sapore mediterraneo, rappresenta il punto di contatto più vicino con i Windir. Nonostante le chitarre siano cosi secche, lo screaming assai arcigno o la drum machine tenda a "robotizzare" il sound, la traccia si conferma forse come la più calda del lotto, anche di più della successiva e splendida strumentale "Into the Mist", ove fanno la loro comparsa anche soavi flauti dolci. A chiudere questa piacevole sorpresa, gli oltre 10 minuti di "Nykta" l'ultimo solenne brano di black metal pagano che tributa alle divinità dell'Olimpo ma anche a quelle del Valhalla, con un suono decisamente spettrale che rappresenta la summa di quanto ascoltato fin qui in questo 'Sounds of the Olden Days', album che merita definitivamente tutta la vostra attenzione e fiducia. (Francesco Scarci)