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lunedì 25 maggio 2015

Caronte - Church of Shamanic Goetia

#PER CHI AMA: Doom, Black Sabbath, Pentagram, Saint Vitus
I Caronte sono una di quelle band che una volta ascoltate dal vivo ti segnano per sempre. La loro musica, l'esperienza live e tutto quello che gravita attorno al loro mondo, ti catapultano in una dimensione parallela e ti ritrovi a sogghignare senza sapere il perché. Cosa manca ai Caronte per essere tra le migliori venti doom band al mondo? Nulla e allora comprendi, il tuo terzo occhio si apre e vedi quello che è sempre stato li davanti alla tua cecità: una band di Parma nata cinque anni fa che scrive e suona come i Black Sabbath, Pentagram o Saint Vitus. Il quartetto formato da tre fratelli e un amico d'annata, ha alle spalle l'ottimo album 'Ascension' del 2012 e da poco sono usciti con 'Church of Shamanic Goetia', distribuito dalla tedesca Vàn Records. Innanzitutto il nuovo album si presenta in un digisleeve che potrei definire semplicemente stupendo e che ha pochi rivali in termini di fattura ed estetica: cartoncino nero di due millimetri di spessore (!!) con grafica impressa a caldo da entrambi i lati, inchiostro dorato per tutti i testi compreso il booklet, insomma un tripudio in edizione limitata che farebbe felice anche il più esigente dei musicofili. Considerando che l'etichetta avrebbe potuto mandarci una versione semplificata per gli addetti stampa, non posso che inchinarmi a cotanta generosità e cominciare ad aprire questo oracolo e ascoltarlo con profondo rispetto. Il cd contiene sette tracce che trasudano doom (precisamente "Shamanic doom" come piace dire ai Caronte) che ostenta misticismo e spiritualità in ogni singola nota. L'album apre infatti con "Maa-Kherus's Rebirth", un inno esoterico che affonda le proprie dita scarnificate nell'ancestrale storia africana e nel culto sciamanico egiziano. Mi scuso se quanto riporto non è corretto, ma attingendo dal web, leggo che Maa-Kherus è un' identità maschile (o femminile se indicato come Maat kheru) che ha raggiunto la maturità spirituale ed è quindi cosciente del proprio ruolo divino nel grande cerchio della vita. Ciò gli permette di essere sincero e di agire sempre nel giusto, un tema terribilmente attuale se si pensa a quanto sarebbe necessaria tale figura nella società moderna. Forse i Caronte esprimono al meglio la perenne ricerca della verità, del vita dopo la morte, guardando al passato in cerca di risposte e questo si riversa nella loro opera musicale. Il brano è puro doom onirico, cadenzato e pesante, ma mai funebre, proprio per sottolineare la celebrazione della rinascita. Grandi chitarre che divengono tappeto sonoro e contemporaneamente protagoniste delle melodie a colpi di riff. Basso e batteria sono l'altra metà perfetta del mix sonoro dei Caronte, decisi e senza mai esitazioni di sorta. La voce è il sigillo che completa il tutto, costantemente inneggiante al cielo e alla terra, un timbro che bilancia perfettamente il suono della band, infatti è tutt'altro che scuro e monotono. Ciò regala parecchia dinamica al brano e trasmette perfettamente le sensazioni di ogni singola parola. "Wanka Tanka Riders" innesta una marcia più alta mantenendo comunque lo stile Electric Wizard, incalzante ritmicamente come una ballata stoner e articolata grazie al break centrale che ci riporta alla meditazione dopo lo sfogo iniziale. L'utilizzo di effetti è ridotto all'osso e questo mette ancora più in gioco l'attenzione che la band deve avere per i riff e gli arrangiamenti. Le atmosfere sono sempre al top e gli otto minuti vi racconteranno una storia che vi catturerà dal primo accordo. Lo scopo ultimo della musica è proprio questo, come leggere un buon romanzo o farsi rapire da una pellicola. particolarmente coinvolgente. Al di la del genere, se il musicista riesce in questo, può considerarsi soddisfatto e guardare avanti per osare sempre di più. "Temple of Eagles" cambia ancora, con una possente intro noise-drone a fare da apripista al classico stile celebrativo del doom marchiato Caronte. Da questo brano è stato anche tratto l'ultimo video della band che racchiude un sapiente montaggio fatto di immagini che raffigurano indiani americani, popolazioni asiatiche, simbologia esoterica, fumatori di oppio e tanto altro, da vedere. Un brano colossale, artisticamente complesso perché studiato nei minimi particolari dove niente è stato lasciato al caso. Suoni sempre in linea con i temi trattati, soprattutto in questa traccia dove si celebra l'aquila che raffigura il psicopompo per eccellenza, colui che accompagna l'anima dello sciamano. Un concept album da avere, non solo per il delizioso packaging, ma perché avrete la prova inconfutabile che i Caronte sono una band eccezionale per cui vi assicuro, che verrete rapiti dal loro viaggio senza tempo... (Michele Montanari)

(Vàn Records - 2014)
Voto: 90