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sabato 19 gennaio 2019

Broken Down - Drop Dead Entertainer

#PER CHI AMA: Industrial/Electro, Ministry
Da Bordeaux ci arriva il nuovo lavoro dei Broken Down, un miscuglio musicale non del tutto originale ma funzionale e ben fatto. Racchiuso in un album di ben diciotto tracce tutte di breve durata che strizzano l'occhiolino all'industrial metal dei Ministry e al punk/hardcore vecchia maniera, confezionato con un artwork che potrebbe essere tranquillamente l'immagine ideale per un disco shoegaze. A detta dell'artista, questo cd sarebbe l'apice di una ricerca sonora intrapresa qualche anno fa dall'autore, un viaggio di scoperta sonica, libera da ogni convenzione che dovrebbe portare effetti innovativi sull'uso di suoni ritmici e inventiva elettronica originale e assai personale. Il risultato è 'Drop Dead Entertainer', un buon disco giocato sul tiro dell'industrial rock ed un'elettronica old school (Nitzer Ebb), dotato di una gran fantasia nel creare vocals e cori ad effetto, con richiami agli inni migliori degli anthems dei Misfits. Le canzoni sono tutte carine e piacevolmente orecchiabili, buona la composizione che tocca stili particolari come in "Balance" dove il canto richiama persino lo spettro degli straordinari The Stranglers! Il cantato si alterna tra toni irriverenti che calcano anche i passi dei The Damned di metà anni ottanta e le liriche vengono spesso intervallate da chitarre e growl in odor di electro metal teutonico in stile Atrocity (ricordate 'Werk 80'?). Colpisce la volontà di comporre musica ad effetto che per quanto dura sia, mantiene una sorta di contatto con l'art rock ed anche con una certa veste glam digitale e sarcastica ("Raging Inside") che fa di questo disco un catino di tanti rimandi musicali per intenditori e nostalgici di generi alternativi in voga qualche decennio fa, un modo di fare musica per certi aspetti vintage, anche se rimodernato e rimodellato con passione. La produzione è ben curata ed il suono è volutamente reso sporco, acido e alternativo; canzoni come "You Turn Now" ricordano il suono più cavernoso di certo death rock, oppure un primordiale gothic metal lastricato di ricercate soluzioni radiofoniche che si rendono sempre efficaci e mai banali, coinvolgenti come pochi riescono ancora a fare oggi. Così potrei accusare questo lavoro di rifarsi ai miti citati prima ma non potrei mai sbagliarmi nell'affermare, che questo è un buon disco, sicuramente interessante a suo modo, una raccolta di brani che lasciano l'ascoltatore con la drammatica scelta di dover decidere se odiarli od amarli... ma la vera domanda è: come resistere ad un brano come "Down the Stairs"? (Bob Stoner)

(Altsphere - 2018)
Voto: 70

https://broken-down.bandcamp.com/

martedì 8 marzo 2016

Broken Down - The Other Shore

#PER CHI AMA: Industrial Rock
Oggi ci spostiamo in Francia, precisamente a Bordeaux, città natale dei Broken Down (BD), progetto della one-man band Jeff Maurer, che sta sotto l'egida della Altsphere, etichetta nata nel 2003 per promuovere principalmente l'estro creativo di quest'anima tormentata. Un lavoro interessante e soprattutto molto sfidante, dove l'industrial, il metal e la sperimentazione elettronica si fondono per dare alla luce nove tracce che passano dalla pura genialità all'irrazionalità più spinta. Il packaging è il classico jewel case con grafica che richiama la musica ambient, cioè un panorama lacustre di tonalità verde forzata in post produzione. Le radici musicali di Jeff affondano nei vecchi dischi dei NIN, Ministry e Killing Joke e questo si riflette pienamente nel suo progetto BD. Sonorità artificiali e meccaniche, come in "Mr Sun", dove la batteria elettronica sembra un metronomo militare che scandisce il conteggio dei caduti in guerra. Le chitarre sono in linea con il genere, forse un po' troppo zanzarose se vogliamo essere pignoli, ma se il risultato che si cercava era l'artificialità del suono, allora ritiro quando detto. La batteria è sovrapposta a percussioni metalliche ed insieme alla voce che decanta proclami di protesta, aumenta il rigore del brano che sarebbe un perfetto inno di rivolta. "Scribble Your World" cambia appeal, troviamo meno rigore e più sperimentazione musicale dove la contorta fusione di suoni di pianoforte, sono sostenuti dalla compatta trama di batteria e chitarra distorta. Anche qui il cantato ha un ruolo importante, nel senso che cambia vorticosamente da una leggera filastrocca ad uno screamo rabbioso e psicotico. Anche le evoluzioni ritmiche contribuiscono a dare dinamicità al brano, pur rimanendo sempre molto minimalista. Jeff riesce a tradurre i suoi stati mentali ed emotivi in maniera chiara e d'impatto, nonostante sia spesso difficile seguire la melodia principale della canzone. "Speculator" trasuda maggiormente le influenze metal dell'autore, qui addirittura si sconfina nel sinfonico con aggiunta di cori eterei ed archi che gonfiano la composizione. La programmazione della batteria elettronica limita notevolmente il groove del brano, infatti viene persa tutta l'umanità che un batterista in carne ed ossa riuscirebbe a trasmettere tramite l'uso di bacchette e pedali. I cambi di tempo sono sempre netti, perfettamente in stile industrial, ma una ricerca più approfondita di stile e ritmica avrebbe giovato maggiormente alla traccia. In generale l'autore dimostra di aver fatto un buon lavoro, giostrarsi tra strumenti e computer non è semplice e il rischio di perdere il filo è sempre alla porta. Il risultato è complesso e strutturato, una musica che difficilmente ascolterete come sottofondo per le vostre faccende quotidiane, ma che merita un'attenzione particolare per essere apprezzata a pieno. (Michele Montanari)

(Altsphere - 2015)
Voto: 75