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domenica 7 luglio 2019

Mat Cable - Everyone Just Going Through Something

#PER CHI AMA: Alternative Rock
E questi Mat Cable chi diavolo sono? Leggo la loro biografia che mi riporta all'anno della loro fondazione, il 2013: da allora la band lombarda ha confezionato un paio di EP, fino ad arrivare a questo debutto sulla lunga (ne siamo proprio sicuri?) distanza. Fatto sta che 'Everyone Just Going Through Something' è il nuovo disco del trio italico, che esce per la Alka Record. La musica proposta la indirizzerei in un rock alternativo che da "The Rim" a "Your Fire", ci propina 28 minuti di musica che vede in molteplici influenze, la sorgente musicale per i nostri. Dirmi fan di queste sonorità che pescano un po' dal post-punk revival britannico, dall'indie e dall'alternative rock mi pare un po' eccessivo, però c'è un qualcosa nella musica del terzetto nostrano che talvolta catalizza la mia attenzione. Forse quella melodia di sottofondo dell'opening track che sembra la musica di una giostra infernale o il rock sporco della seconda "June" che s'insinua nella testa con quel suo rifferama arrogante quanto basta per indurci al più classico dell'headbanging. La voce di Raffaelle Ferri poi è sicuramente interessante, mi ricorda qualcuno che francamente non sono riuscito a mettere a fuoco, nonostante i molteplici ascolti. Incendiaria, almeno a livello ritmico la terza "Hey Doc" che vanta più di un qualche punto di contatto con gli Arctic Monkeys. Con "Hair" facciamo un salto temporale indietro nel tempo di 50 anni (accadrà anche con "You Like Me"), là dove mi immagino band sopra un palchetto con pantaloni a zampa di elefante, capelli cotonati, qualche schitarrata di accompagnamento, una voce suadente e il gioco è fatto. Con "Heart of Stone" facciamo un balzetto in avanti con i tempi e arriviamo a proporre un discreto punk rock, ruffiano nel chorus e nelle melodie. Il disco scivola via velocemente, complice la breve durata dei brani, fino ad arrivare a "Terror", scelta dalla band come singolo dell'album insieme a "Your Fire" e anche eletta dal sottoscritto come mia song preferita, forse per quel suo fare più pesante e ammorbande rispetto alle altre track. Dicevamo di "Your Fire", una bella mazzata nei denti che sancisce la fine delle ostilità di questo 'Everyone Just Going Through Something', lavoro interessante ma ancora un pochino acerbo. C'è strada da fare, meglio mettersi in moto dunque. (Francesco Scarci)

(Alka Record Label - 2019)
Voto: 64

https://www.facebook.com/matcablemusic/

martedì 29 agosto 2017

Il Confine – Il Cielo di Pryp’Jat

#PER CHI AMA: Hard Rock/Nu/Alternative
Mi ci è voluto un po' per digerire il secondo album dei pugliesi Il Confine, sebbene il titolo del lavoro inducesse in me una forte curiosità, visto il richiamo a Pryp’Jat, la città ucraina fantasma abbandonata a seguito dell'esplosione nucleare nella limitrofa Černobyl nel 1986. Il genere proposto dal quintetto brindisino è un ruffiano alternative rock che già a partire dalla opener, "Eccedere e Cedere", mette in luce tutti gli ingredienti, i punti di forza e debolezza, della band nostrana. L'ensemble si affida ad un sound di matrice hardrock su cui poggia la voce mainstream del frontman, accompagnato qui da riffoni più pesanti che chiamano in causa realtà americane Nu metal e che poi nel finale offre addirittura un cantato rappato che mi fa storcere il naso. Un modo di cantare che mi indispone anche all'inizio della seconda "Tentacoli", un'altra song che lascia sicuramente intravedere le potenzialità di una band che si muove con grande disinvoltura nell'utilizzo di testi in italiano, ma anche una certa abilità nei cambi di tempo e nel miscelare l'hardrock con effettistiche elettroniche. Ahimè quello che fatico a digerire è l'utilizzo delle voci abbinate a dei chorus forse un po' scontati e ad un proposizione talvolta elementare delle ritmiche. La title track, 'Il Cielo Di Pryp’Jat', si palesa con il suo sound oscuro allineata nel testimoniare gli edifici abbandonati della città ucraina attraverso però l'uso di testi un po' banalotti; di contro la sua musicalità si mostra assai efficace nel modularsi tra chiaroscuri sonori. La sensazione persistente che avverto durante l'ascolto del disco è però quella che non sia cosi chiaro per i nostri cosa voler fare da grandi: imitare qualche band mainstream americana con la variabile del cantato in italiano, oppure voler seguire le orme dei conterranei Negramaro, come nella semi-ballad "Abissi", nella più movimentata e punkeggiante "2103", nell'irrequieta "Vitrei Dedali" o ancora in "La Sintesi", pianistica song che vede un inedito duetto vocale tra una voce rock e una lirica maschile che sicuramente regala un maestoso effetto conclusivo, ma che pone nuovamente seri dubbi sull'identità dei nostri (influenze da Il Volo forse?). Il disco riserva qualche altro spunto interessante, tra cui vorrei segnalare la bonus track, "Il Concetto di Dose", che vede la presenza di Annaclaudia Calabrese in un ruolo più predominante dietro al microfono, per un'ultima arrembante traccia che ha modo di strizzare l'occhiolino anche agli Evanescence. Disco piacevole ma credo ancora transitorio. (Francesco Scarci)

(Alka Record Label - 2017)
Voto: 65

https://www.facebook.com/ilconfineband/

giovedì 22 settembre 2016

Virgo - S/t

#PER CHI AMA: Desert Rock
Secondo full length per il quintetto veneto che, dopo l’esordio autoprodotto de 'L’Appuntamento', si sono aggiudicati il premio MEI in occasione della “Biennale Marte Live 2014”, con la possibilità di registrare un lavoro per l'Alka Record Label. 'Virgo' è un album intenso e molto interessante nel suo coniugare il desert rock d’oltreoceano con testi in italiano. Il suono si conferma potente, compatto e aggressivo, valorizzato da una produzione di alto livello, in grado di rimandare al meglio l’ottima coesione dei musicisti. Quello che appare evidente fin dal primo ascolto però, è la fortissima connotazione data al loro sound dal connubio tra la voce di Andea Perrino ed i testi delle canzoni. Sappiamo quanto la lingua italiana sia difficilmente domabile ed adattabile al rock duro, tanto da aver generato negli anni tanti approcci diversi, dal cut-up dei primi Afterhours, allo spoken-word dei Massimo Volume, passando per il quasi non-sense dei Verdena, più attenti al suono delle parole che al loro reale significato. I testi dei Virgo cercano un approccio più poetico ed ermetico, simile ai primi Marlene Kuntz, senza paura di utilizzare termini ricercati e accostamenti arditi. Questo, unito al timbro scuro, profondo e bluesy di Perrino (che mi ha ricordato alcune band anni '90 tipo Movida o Politburo) crea una combinazione estremamente personale, che può piacere o meno, ma infonde indubbiamente carattere alla band. Nel suo dipanarsi tra 12 episodi ugualmente convincenti, il disco raggiunge picchi in cui il mix tra testo e musica risulta particolarmente azzeccato ("Danza di Corteggiamento" o "Selene", giusto per citarne un paio), anche se, alla lunga, sembra pagare un’eccessiva uniformità di atmosfere che tendono a far sì che nella seconda parte i brani finiscano tutti per assomigliarsi un po’. Un lavoro assai interessante, soprattutto per l’esposizione di un linguaggio fortemente personale. Se riusciranno a variare un po’ il canovaccio (e ne saranno senz’altro capaci, basti ascoltare le ottime versioni unplugged di alcuni brani presenti sul loro sito) e a fare i conti con una voce che può risultare “ingombrante”, sono certo che i Virgo potranno regalarci in futuro cose eccellenti. (Mauro Catena)

(Alka Record Label - 2016)
Voto: 70

https://soundcloud.com/virgo-the-band

domenica 10 luglio 2016

Animarma - Horus

#PER CHI AMA: Alternative/Hard Rock
La fusione delle parole anima ed arma ha dato il nome alla band di oggi, gli Animarma appunto, un trio modenese nato nel 2011 che oltre a questo EP uscito da poco, ha alle spalle un altro lavoro autoprodotto. Dopo impegno e dedizione arrivano alla Alka Record label, etichetta ferrarese che in poco più di undici anni di attività, ha prodotto oltre sessanta album, sottolineando che la scena rock italiana resiste e non si fa tappare la bocca così facilmente. Il packaging di 'Horus' è il classico jewel case che contiene un sottile libricino con i testi, caratterizzato da una copertina ricca di post produzione, ovvero una fotografia che ritrae un paesaggio urbano totalmente sconvolto a livello di forme e linee. Una volta inserito il cd nel lettore, il sound e lo stile della band risulterà subito chiaro dopo pochi secondi: provate ad immaginare i vecchi Muse presi in piccole dosi e uniti a band italiane come Negramaro e Moda, il tutto in equilibrio precario tra loro. Non parlo solo del cantato italiano, ma anche di arrangiamenti e melodie che hanno una grossa influenza data da quest'ultime band. Gli Animarma iniziano bene con "Nell'Ade", dove i riff di chitarra sono aggressivi e pregni di sonorità alternative rock, quasi come se i Mistonocivo di 'Radioattività' fossero tornati in gran carriera dopo la loro lunga pausa. Un pezzo ben studiato, equilibrato in ogni passaggio e di grande impatto, anche nei testi, che cercano di non cadere in concetti mai banali. "Tunnel del Dolore" rimane sull'onda della precedente traccia, veloce e potente, con un bel break verso i tre quarti, dove le chitarre impazzite e la sezione ritmica, fuggono in una corsa a perdifiato. Gli Animarma aggiungono poi cori e arrangiamenti simil-elettronici per completare il tutto. La musica cambia man mano che proseguiamo nell'ascolto, infatti "Invisibile" abbassa i toni con la sua impronta da ballata melodica. Dopo un bel riff iniziale di chitarra, inizia il tappeto di basso e batteria, mentre le melodie richiamano brani già sentiti, anche se il tutto è sempre ben eseguito. La timbrica vocale si fa apprezzare, passa da toni suadenti e squillanti a passaggi graffianti e sommessi, questo a dimostrazione della padronanza tecnica del vocalist. Il vibrato e l'effetto di riverbero riportano la mente a produzioni musicali di qualche anno fa, cosa di cui si potrebbe fare a meno. "Sputa Fuori" ci illude (ma per poco) che gli Animarma abbiano addirittura un appeal stoner: dopo l'intro la progressione aumenta in modo convincente e la band inserisce vari dei cambi di direzione che rendono il brano dinamico e veloce. In conclusione, il trio modenese ha parecchio da dire e si sente in più punti dell' EP; forse potrebbero eliminare alcune reminiscenze pop rock e farsi trascinare completamente dal loro tocco personale che convince non poco. Aspettiamo il full length per vedere cosa succederà? (Michele Montanari)

(Alka Record Label - 2016)
Voto: 70