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sabato 1 giugno 2013

Blood Red Throne - Blood Red Throne

#PER CHI AMA: Brutal Death, Malevolent Creation, Cannibal Corpse
I Blood Red Throne se ne fottono di tutto e di tutti: delle mode, delle novità e di qualsiasi altra cosa. Loro da 15 anni, cosi come Cannibal Corpse e Malevolent Creation (nomi non scelti a caso) da 25, continuano a pestare di brutto con il loro integerrimo brutal death, che con l’album celebrativo omonimo, giungono alla fatica numero sette, attraverso un feroce atto di forza e superiorità all’interno del panorama estremo europeo, alla pari solo con i Behemoth. Come al solito, il quintetto ormai guidato dal solo Død, vista la dipartita del “socio” Tchort prima di “Brutalitarian Regime”, si diletta sparandoci letteralmente sui nostri musi, nove ruvide tracce di uno scellerato death metal, nella sua forma più tenebrosa, ma tuttavia ricca di splendide aperture chitarristiche. “Soulseller”, “In Hell I Roam” e “Hymn of the Asylum”, rappresentano il mortifero trio di brani posti in apertura dell’album, contraddistinto da un rifferama ribassato, un blastbeat indemoniato, cavernose growling vocals (che fanno da contraltare a uno screaming acido), ma anche dotato di raffinati assoli e ottimi fraseggi. Non siamo certo di fronte a dei pivellini, anzi, i Blood Red Throne confermano la loro nomea di essere degli spaccaculi di prima categoria e lo dimostrano ampiamente con i fatti e con una perizia tecnica a dir poco invidiabile. “Primitive Killing Machine” ha un incedere piuttosto ritmato quasi thrash metal, dotata di un bel bridge centrale che lascia intravedere una parvenza di melodia centrale; ”Deatholation” torna a spaccare che è un piacere, pur non aggiungendo nulla di nuovo alla band scandinava e spingendomi a skippare al brano successivo, “Torturewhore” che mi violenta per la sua schizofrenica ferocia. Ubriacanti stop’n go, asperità dettate dai cambi di tempo, il grondante groove che permea tutti i brani e le tremende rasoiate inferte dalle laceranti chitarre, contraddistinguono questo nuovo inossidabile lavoro dei sempre più inossidabili Blood Red Throne, che ancora una volta si confermano alfieri del brutal death made in Europe. Una conferma! (Francesco Scarci)